lunedì 3 ottobre 2016

Tadahh!


Testo di Carlo “Guerra” Martini
2008
 
I veicoli a due ruote complanari (moto, bici, tandem, monopattini) sono dinamicamente stabili. In altre parole, stanno in piedi quando vanno avanti. Ergo, se si fermano, cadono. L'inventore del cavalletto laterale, Gino Stampella, lo capì per primo al mondo, e montò sulla sua moto l'asticella pieghevole che tutti noi oggi conosciamo.
L'intento dell'ingegner Stampella era lodevole. Non era più necessario appoggiare la propria cavalcatura a terra durante le soste. Con il cavalletto laterale si evitava finalmente di intaccarne la verniciatura, di ingolfarne il motore e di spezzarsi la schiena nel tentativo di riportarla in posizione d'uso.
Rispetto al cavalletto centrale, già ideato alcuni anni prima dal body builder Rocco Solleva, l'asticella presentava inoltre l'evidente vantaggio di richiedere uno sforzo minimo per il suo azionamento.
Da allora è passato un secolo, ma alcuni produttori di motociclette, scooter e ciclomotori paiono non aver ancora afferrato il succo della straordinaria intuizione di Stampella.
Il riferimento, per niente casuale, è a chi si ostina a montare cavalletti laterali con il rientro automatico a molla.
La scienza delle costruzioni ci insegna che un oggetto appoggiato al suolo su tre punti è in equilibrio stabile se la proiezione a terra del suo baricentro cade all'interno del triangolo formato dall'unione di questi tre punti.
L'applicazione di questa norma base ad una moto in sosta prevede che i punti siano assimilati alle orme a terra delle due ruote e all'estremità inferiore della stampella laterale.
Se, per annullare l'azione equilibrante del terzo punto, è sufficiente un colpo di vento, il lieve urto di un passante, una impercettibile pendenza del suolo (è questo il caso dei cavalletti a rientro automatico), allora i conti non tornano per niente.
Il tornaconto è tutto per i produttori di specchietti retrovisori, parabrezza, manopole, leve freno, carene, che hanno la matematica certezza che ogni caduta di una moto in sosta si tradurrà per loro in yacht transoceanici, ville da sogno con piscine olimpioniche, beni voluttuari di ogni genere.
Per noi, che le moto le comperiamo, una caduta dal cavalletto equivale invece a un pasto in più alla mensa per indigenti dei frati cappuccini, una toppa in più sulla giacca autografata da Omobono Tenni, una visita al monte di pietà con il televisore in bianco e nero sotto braccio.
Quindi, è nostro imprescindibile dovere morale di moto-consumatori boicottare i produttori di moto con il cavalletto laterale a rientro automatico.
E sia incenerito chi, tra loro, si trincera dietro ipocrite ragioni di sicurezza, del tipo: Tizio ha raccontato di Caio che ha visto Sempronio che ha dimenticato il cavalletto aperto, andava giù in folle da una discesa, il cavalletto si è piantato al suolo in una curva a sinistra e lui si è infilzato in una ringhiera.
Un interruttore, che taglia l'accensione quando il cavalletto è in posizione di lavoro, è comodo ed efficace, e costa come un caffè.
E' tassativo che tutti si adeguino all'assioma: cavalletto laterale = interruttore di sicurezza.
In subordine, sui due ruote più leggeri e spartani (cross, trial, scooterini), potrebbe essere accettata, sebbene con riserve, l'opzione: richiamo del cavalletto tramite linguetta di gomma strisciante al suolo.
Ma il cavalletto con il rientro automatico a molla, quello no. Lo si boicotti a oltranza. Amen.
 

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